GIANNI DE TORA

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1987 ''Torrecuso Cittadella dell'Arte'' mostra di De Tora e Del Donno -Sale comunali, Torrecuso (BN) settembre

 
TESTO DI ELIO GALASSO DEL 1987 PER MOSTRA CON L'ARTISTA ANTONIO DEL DONNO

Gianni De Tora interviene a Torrecuso cittadella dell'arte '87 con un intento per molti versi singolare, quello di affrontare una realtà tradizionale collettiva, nel caso specifico una piccola comunità meridionale nei suoi diversi e intersecati livelli sociali e culturali, nelle sue manifestazioni originali, nei suoi condizionamenti. I fogli presentati - in tecniche miste di olio, acquerello, acrilico, china, oro - rincorrono dappresso i richiami della cittadina appenninica, capitale di un gustoso aglianico nell'anno dedicato appunto, in Europa, al vino ed alla vite. Il fluttuante, controllato atto creativo ne espone le apoteosi, i segnali, gli appelli della esistenza umana scorta da dentro, con tutto ciò che vi si sprigiona in termini di immagini: associazioni di idee dall'apparenza casuale e le esitazioni del labirinto di radici storiche, l'inganno di colori "altri" e il presagio di spazi "altri", la sostituzione di un ricordo con un "altro" ricordo, fino al punto che il tempo diventa un viaggio. La grande percettibilità di De Tora si accresce nell'attrito con la nozione di agricoltura che traduce in oggetti significanti, perfino ansiosi - falce, fulmine, buio, croce - interagendo con la memoria di narrazioni del lavoro contadino scandito per mesi, lungo la traccia figurativa dell' Antelami attraversata da note alchemiche medievali, dai simboli delle stagioni d'estate e d'autunno prossime alla vendemmia, da ancestrali evocazioni mediterranee degli elementi della natura, della fecondità maschile e femminile. I colori primari di giallo, rosso e blu, con ori in polvere rilevati come in un mosaico bizantino, stanno alla base dei rifornimenti di tensioni e assorbono ogni possibilità di riposo per l'immagina- zione di chi si collega a quel processo estetico. Avviene qui il riordinamento dei materiali, nella espressività riconoscibile di un paradigma della pittura. Ma accade anche il contrario. E' come se, giunto a smuovere ciò che sta al di sotto della cultura, Gianni De Tora avverta l'insufficienza di trasferire segni e colori ad uno ad uno, e li voglia tutti associati davanti a sè, nella loro piena concretezza, per tradurli in una dimensione ancora più espressiva.

 
 
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